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CIBO E SALUTE

 

Perchè scegliere l'olio extra vergine di oliva e diffidare dell'olio di oliva 

  

     L'olio di oliva extra vergine è uno degli ingredienti fondamentali della Cucina Mediterranea, il cardine della alimentazione sana e genuina, grazie alla presenza di un equilibrato rapporto tra acidi grassi saturi ed insaturi, tra cui l'acido oleico che riduce il colesterolo LDL, senza modificare la quantità di colesterolo HDL, e grazie ad un elevato contenuto di sostanze antiossidanti, come polifenoli, tocoferoli e carotenoidi. La qualità dell'olio di oliva vergine dipende da diversi fattori, tra cui il grado di maturazione delle olive, la modalità di conservazione, lavorazione ed estrazione.

Gli oli di oliva vergini vengono classificati in: extra vergine, vergine e vergine lampante.

L'olio di oliva vergine lampante presenta una elevata degradazione ossidativa, idrolitica e sostanze maleodoranti, per cui deve essere sottoposto ad una raffinazione, ottenendo l'olio di oliva raffinato, che viene addizionato all'olio di oliva vergine, ottenendo così l'olio di oliva. Purtroppo la raffinazione, che comprende decolorazione e deodorazione, a causa delle alte temperature e dei processi catalitici, determina la comparsa di prodotti secondari della degradazione ossidativa, tra cui i PTGA (oligopolimeri dei triagliceroli). I PTGA hanno effetti potenzialmente tossici per la salute del consumatore, determinando tra l'altro ritardo della crescita, aumento di peso di fegato e reni e disordini del sistema enzimatico, inoltre sono pro-ossidanti. Il contenuto in PTGA negli oli di oliva può variare ta 0,2% e 1,18 %, ma nessuna normativa prevede l'obbligo di riportare tale indicazione in etichetta, non tutelando il consumatore.  
​Siamo dunque cauti nel consumare l'olio di oliva, abbondante nei prodotti conservati sott'olio (dal tonno alle verdure), nei prodotti da forno e spesso utilizzato nella ristorazione a causa del prezzo conveniente: preferire sempre e solo l' olio extra vergine di oliva, italiano e non proveniente dall' UE.

 

Lo zenzero


     Lo zenzero ( Zingiber officinalis) è una pianta erbacea perenne originaria dell’Asia orientale. I suoi principi attivi sono presenti nel rizoma, ricco di oli essenziali, composti fenolici, cellulosa e carboidrati. Lo zenzero, sia fresco che in polvere, si è dimostrato molto efficace per combattere i problemi digestivi: facilita il passaggio del contenuto dello stomaco nell’intestino e l’eliminazione degli scarti con le feci. L’azione digestiva dello zenzero, inoltre, si esplica attraverso la stimolazione della colecisti e la regolarizzazione della secrezione della bile, evitando reflussi e gastriti provocati da un eccesso di acidità, soprattutto dopo un pasto molto ricco di grassi. Inoltre ha un’ottima azione anti nausea, utile a chi soffre di mal d’auto e, a piccole dosi, alle gestanti. Fresco o sotto forma di infuso combatte anche l’eccesso di secrezioni e i catarri respiratori e intestinali. Aggiunto ai cibi ricchi di grassi, ne limita l'assorbimento e facilita la loro digestione. 
La polvere di zenzero si è dimostrata efficace per la protezione della mucosa gastrica pur esplicando anche una notevole azione antinfiammatoria, comparabile a quella dei FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei). Protegge la mucosa digestiva e previene la formazione di ulcere: ne basta un pizzico su pesce, carne, risotti, contorni e macedonie.
In Cina l’infuso di zenzero veniva utilizzato già migliaia di anni prima della nascita di Cristo ed ancora oggi viene impiegato dalla medicina cinese per armonizzare la digestione, per l’azione antinausea, contro le intossicazioni alimentari, contro la tosse ed il catarro. Per questo, soprattutto d’inverno o quando si mangiano troppi cibi grassi, è bene bere un infuso di zenzero caldo.
In India e in Cina lo zenzero è base di numerosi condimenti per gustosi piatti di carne o pesce, per la preparazione di sciroppi, biscotti e bevande fermentate. In India rientra nella composizione del curry, un miscuglio di polveri aromatiche e piccanti usato per condire pollo e riso.
 

 

 

 

Il latte materno previene il diabete nei bambini


     L'allattamento materno è il gesto più dolce e naturale che coinvolge la coppia mamma-bimbo, è la caratteristica comune che condividiamo con gli altri mammiferi, compresi i cetacei. Ogni mammifero produce il latte ideale per il proprio cucciolo, per farlo crescere in salute, per cui è un errore prendere a prestito il latte di altre specie ed adattarlo all'essere umano, soprattutto quando si sceglie latte di animali lontani filogeneticamente da noi, come il latte di mucca, per noi troppo ricco di calcio, proteine e fattori di crescita, in quanto destinato al vitello, che deve rapidamente incrementare peso, massa ossea e muscolare. 

Studi epidemiologici e clinici su larga scala hanno dimostrato la nocività del latte vaccino e dei suoi derivati per l'essere umano. 

Essendo troppo ricco di calcio porta precocemente alla demineralizzazione ossea e in età avanzata all'osteoporosi.

E' ormai accertato da studi internazionali pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche che il latte vaccino, contenendo i fattori di crescita e la proteina caseina, promuove la progressione tumorale: una correlazione lineare collega il consumo di latte vaccino con l'incidenza di tumori, da quello alla mammella, a quello al colon-retto, alla prostata...

Evidenze scientifiche hanno compreso anche la relazione tra l'utilizzo precoce di latte vaccino ed il diabete di tipo I, una malattia auto-immune che si innesca quando in un lattante predisposto viene somministrato precocemente latte di mucca al posto del latte materno, con un meccanismo che coinvolge frammenti non digeriti delle proteine del latte vaccino, che dall'intestino entrano nel circolo sanguigno e vengono attaccati dal sistema immunitario. Purtroppo alcuni frammenti non digeriti delle proteine del latte vaccino sono esattamente identici alle cellule pancreatiche responsabili della produzione di insulina, per cui il sistema immunitario non distingue tra i frammenti proteici ed il pancreas, distruggendo entrambi, sopprimendo così nel bambino la capacità di produrre insulina: il bambino diventa diabetico di tipo I.    

Essendoci ingenti interessi commerciali intorno al consumo di latte e derivati, i risultati di numerosi studi non vengono divulgati, ma al contrario soffocati o distorti, per cui pediatri ignari promuovono l'utilizzo di latte in polvere per lattanti, le aggiunte di latte "adattato" al latte materno, formaggini e parmigiano durante lo svezzamento e cautamente rimandano il consumo del comune latte vaccino all'anno di età.  

L'invito che mi sento di rivolgere a tutte le mamme è di scegliere sempre il cibo più semplice e naturale, ed il latte materno, anche dopo l'anno di età, rimane l'abbraccio nutritivo più salutare che possiamo donare ai nostri figli.  

 

 

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